A volte il tema della newsletter mi appare quasi magicamente nella testa, al punto che anche il contenuto è già praticamente presente. Altre volte, invece, non so proprio di cosa parlare e l’ispirazione mi arriva all’ultimo momento.
Trovare un tema di cui parlare non è una cosa banale: se parlo di qualcosa che mi interessa poco, questa cosa trasparirà in una scrittura frettolosa, di conseguenza risulterò poco incisivo e non vi fornirò un buon contenuto.
Non è neppure una questione di numero di righe: posso scrivere un post molto lungo parlando del nulla o fermare a poche righe qualcosa che mi sta a cuore, quello che davvero conta è che quel tanto o poco che scrivo sia interessante per voi che mi leggete perché lo è prima ancora per me.
Talvolta (e questa è una di quelle volte) cerco l’”argomento da newsletter” per Cose che non ho detto e l’”argomento da podcast” per Epsilon, ma mi sto rendendo conto che la divisione non è così netta e che tutto sta a come mi sento io di trattare una certa materia. Avrei potuto tranquillamente invertire il mezzo di comunicazione la maggior parte delle settimane da quando ho aperto la newsletter e nessuna delle pubblicazioni ne avrebbe risentito.
Quindi, sulla scorta di questa difficoltà che ha portato (insieme a una settimana un po’ complicata, è giusto dirlo) a un ritardo nella pubblicazione di questo episodio prendo un impegno con me stesso davanti a voi: non cercherò più l’argomento da podcast o quello da newsletter, ma userò ancora di più questo spazio per essere quello che il suo titolo dice, il posto in cui vi racconto quelle cose che non ho detto altrove e che meritano di essere raccontate.
Nell’ultimo episodio di Epsilon diamo (grazie Frankie) potere alla parola.