Almeno da un paio di anni (ma in realtà probabilmente da diversi anni prima) è in voga una strana narrativa, che ha riportato in voga un termine che tutti vorremmo sepolto nella storia (tralascio chi lo usa in modo improprio e vomitevole in altri ambiti). Gli oppositori di Vladimir Putin sono infatti etichettati come “nazisti”, è successo prima con Zelensky e ora con Navalny.
Io ritengo che le parole abbiano un peso e un significato, quindi prima di utilizzare un termine così forte sarebbe opportuno ragionare bene.
Proviamoci.
Innanzitutto stiamo parlando di persone con ruoli politici, quindi il termine “nazista” non può essere utilizzato come metafora, ma bisogna valutare il significato proprio (naturalmente, nel caso, aggiornandolo in termini geografici e storici). Per esempio, quando in un episodio della prima stagione di Epsilon ho affermato che l’attuale governo italiano è fascista l’ho fatto con cognizione di causa. Infatti il fascismo storico e l’azione di questo governo hanno parecchie cose in comune:
una politica antiliberale, corporativa e autarchica
un’attitudine razzista
la vicinanza ideologica a posizioni autoritarie.
Naturalmente il termine “fascista” va aggiornato nel tempo, quindi non ho mai inteso e ancora oggi non credo che il governo attuale manderebbe oppositori al confino o nei campi di concentramento o che eliminerebbe la competizione democratica.
Chi utilizza il termine “nazista” per Zelensky, invece, lo fa sulla base di un divieto - che non mi è ancora chiaro se sa stato davvero posto, e nel caso quando e perché - di insegnamento della lingua russa nelle zone orientali dell’Ucraina. chi lo fa per Navalny lo fa sulla scorta di posizioni nazionaliste e razziste espresse in passato. Il vero problema è che non sono cose sufficienti per utilizzare un aggettivo così pesante, che nel suo DNA ha una storia di violenza e prevaricazione (fin dalle origini, diversamente dal fascismo). Il governo ucraino non ha mai promosso l’eliminazione o la deportazione della minoranza russa nelle zone orientali del Paese (minoranza che, giova ricordarlo, prima del 2013 era tale anche in quelle zone). Né Navalny ha mai predicato la sostituzione del governo russo con un regime monocratico in cui le opposizioni non fossero permesse. Anzi, a ben guardare le cose stanno proprio all’inverso:
la sostituzione etnica è stata praticata dalla Russia, a scapito di quella che era la maggioranza ucrainofona delle province di Luhans’k e Donetsk; tra l’altro il governo russo ha detto senza mezzi termini che considera l’esistenza dello stato ucraino “un errore storico”
in Russia il regime monocratico (de facto) e che mal sopporta le opposizioni è attualmente in carica, e Navalny ne è rimasto vittima (e come lui giornalisti, politici e militari che hanno bevuto un caffè corretto male o che sono stati poco attenti vicino alle finestre).
Se proprio devo scegliere chi definire nazista, io non ho dubbi…
Facciamo attenzione a come parliamo e possibilmente non accettiamo l’uso improprio del linguaggio da parte degli altri. Non sarà un ottimo modo per farci degli amici, ma di sicuro migliorerà la qualità del nostro pensiero e dei nostri discorsi.
E, a proposito di pulizia dei discorsi, nell’ultimo episodio di Epsilon parlo di come l’informazione italiana sia ridotta a un circo.