In un articolo del Sole 24 Ore è riportata una cifra che molti italiani da sempre si chiedono ma che probabilmente nessuno ha mai osato stimare: i trasferimenti pubblici a FIAT/FCA/Stellantis.
Provate a pensare una cifra, scrivetela su un foglietto e poi controllate se avete indovinato
…
…
…
220 miliardi di euro, dagli anni ‘70 ai giorni nostri. E anzi, nell’articolo si dice che potrebbero essere molti di più.
Avevate indovinato, o almeno ci eravate andati vicini? Bravi.
Se avete ascoltato l’episodio della prima stagione di Epsilon in cui spiego come mi pongo politicamente potete immaginare come la penso su questa cifra. Ad ogni modo, il tempo che sia io che voi possiamo dedicare a una newsletter è troppo poco per fare una disamina approfondita sui finanziamenti pubblici alle aziende private. Prendere posizioni esclusivamente ideologiche è limitante e non tiene in considerazione troppi elementi, specialmente per aziende delle dimensioni di FIAT (chiamiamola così per brevità) e per mercati complessi come quello dell’automotive, se ne avrò l’occasione cercherò di affrontare il tema in una chiacchierata di Epsilon con qualcuno di molto esperto.
Proprio a questo riguardo (proposte ideologiche e “gentiste”) tramite un contatto di Linkedin ho letto una provocazione - perché tale è definita fin dalla prima parola del post in cui viene presentata - di questo tipo: dato che FIAT aveva (oltre) 220000 dipendenti, invece di dare 220 miliardi all’azienda avrebbero potuto dare 1 milione a dipendente, soldi che sarebbero rientrati nell’economia nazionale tramite la spesa in beni, magari in immobili che avrebbero anche generato un ritorno fiscale, finendo con l’aumentare la ricchezza dei cittadini.
Tutto vero, PERÒ.
Faccio prima un piccolo passo indietro, sempre per evitare posizioni ideologiche. Facciamo finta che:
la cosa abbia un senso e sia possibile tecnicamente
l’azienda non si chiami FIAT ma sia solo un caso da libro scolastico.
Con queste premesse, siamo sicuri che spostare tutto il trasferimento dall’impresa ai dipendenti avrebbe avuto effetti positivi? Ci sono tantissime cose da considerare:
che peso ha l’azienda nel panorama economico nazionale? Se poniamo che quei 220000 dipendenti siano tutti sul territorio nazionale (non avrebbe senso dare soldi pubblici a dipendenti di filiali estere), se l’azienda dovesse fallire ci sarebbero 220000 famiglie (semplifichiamo) con uno stipendio in meno. Certo, con 1 milione di euro sul conto in banca, ma arriva il prossimo punto
chi ci dice che i dipendenti spenderebbero quei soldi meglio dell’azienda? O che li spenderebbero in Italia? Magari si comprerebbero una casa in Costa Azzurra o se li giocherebbero tutti ai cavalli, con buona pace dell’economia nazionale
le persone che ricevono quel denaro lo investirebbero solo nella propria economia personale o aprirebbero nuove imprese creando nuove opportunità di lavoro e quindi nuova ricchezza a favore di altri?
quel denaro formerebbe reddito imponibile?
in che situazioni vengono fatti i trasferimenti? Magari ci sono situazioni internazionali o di settore che è necessario affrontare con questo strumento
cosa può fare la società beneficiata con quei soldi? Ha in corso ricerche innovative che possono migliorare le sue condizioni per anni a venire?
E come questi quesiti ne possono essere posti molti altri. Non esiste una risposta univoca, alla fine qualunque posizione si adotti richiederà un certo livello di discrezionalità. L’importante è tenere bene presente cosa serve e a chi serve in un dato momento e non farsi guidare da motivazioni ideologiche o - peggio - di convenienza nel fare le proprie valutazioni.
A proposito di temi controversi, nell’ultimo episodio di Epsilon parlo del divieto alla carne coltivata e di come può rivelarsi l’ennesimo autogol della politica italiana. Ascoltatelo!