Periodicamente escono pubblicazioni, tabelle o statistiche che ci ricordano che nel mondo la ricchezza non è distribuita uniformemente. Grossomodo il mantra è “In [indicazione geografica] il [numero basso, di solito 1]% delle persone più ricche detiene il [numero significativamente ampio]% della ricchezza, mentre il [numero alto]% dei più poveri detiene il [numero molto più basso del secondo]%”. E da qui partono sermoni su quanto sia ingiusto tutto questo, su quanto siano malvagi in [indicazione geografica], e “i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre più poveri, signora mia” (spoiler: non è detto).
Ora, prendete carta e penna e scrivete quella frase con numeri plausibili (per esempio 1-38-50-2). Vi fa arrabbiare? Immagino…
Però…
Il vero problema è che quella frase non dice realmente nulla. Non dice, per esempio, come sono composte le coorti. Non dice se ci sia stata mobilità fra le parti della società. Non dice quale sia la misura assoluta della ricchezza totale e di quella pro capite (e quale sia stata nel tempo, magari attualizzata secondo l’inflazione, il costo della vita e il cuneo fiscale). Non dice neppure com’è calcolata la “ricchezza”: è al netto o al lordo della fiscalità? È calcolata prima o dopo i ristorni verso le classi meno abbienti? Come considera prestiti e mutui?
Probabilmente ricalcolando le percentuali dando le risposte più corrette a queste domande si otterrebbero numeri meno appariscenti e meno utili a creare una narrativa. Di certo non posso dire che si avrebbe una situazione di equità - le differenze sociali ci sono e sono innegabili - però i numeri sarebbero sicuramente meno drastici.
Aggiungo: c’è un giudizio implicito. Nel far notare che pochi super-ricchi detengono un’immensa ricchezza mentre molti poveri ne detengono meno si sottintende che la ricchezza dei primi non è meritata (quando addirittura non sia considerata disonesta) e che ci sia un “furto sociale” a danno dei secondi.
Io tendo a diffidare delle analisi troppo semplificate, che usano pochi numeri disposti ad arte per dire le cose che si vogliono che dicano. La matematica non mente, ma è fin troppo facile farle dire solo una parte della verità.
Questa settimana Epsilon è uscito con un doppio appuntamento: lunedì (ehm… martedì) abbiamo parlato di batterie infinite, mentre giovedì abbiamo trattato di diritti degli animali con un occhio a ciò che dice la Bibbia (col gradito ritorno in trasmissione di Madre Teodora Tosatti, vescova della Chiesa Cristiana Vetero-cattolica). E la prossima settimana sarà di nuovo doppio episodio, rimanete collegati!
Condivido il tuo approccio. Un problema complesso non può essere semplificato (o, peggio, solo estremizzato) perché altrimenti si perdono parti importanti al fine della comprensione. Purtroppo c’è la tendenza a credere che ognuno di noi abbia il diritto di capire tutto, ma affinché ciò accada occorrerebbe avere una cultura assai vasta, cosa impossibile vista la vastità di sapere, così si punta sulla semplificazione che illude con la dispensazione di totalità. Non tutto dovrebbe essere raccontato in modo accattivante...