E così è passato un altro Halloween…
Per quanto riguarda me, è una festa che non sento; non sono mai stato abituato a festeggiarla, quand’ero bambino io in Italia nessuno faceva dolcetto o scherzetto e non c’erano zucche, streghe e fantasmi nei supermercati a fine ottobre. Era tutt’al più una curiosità proveniente dal cinema americano, ma lì iniziava e lì finiva.
In adolescenza, qualsiasi cosa è buona per organizzare una festa, quindi qualche festa di Halloween con gli amici l’ho pure fatta, ma credo che a nessuno interessasse del folklore celtico o dei presunti significati satanici. L’importante era che ci fossero birra a sufficienza e buona musica.
Più avanti, ho detto anch’io quella che oggi ritengo una solenne boiata e che vedo ripetuta da molti, cioè che Halloween “"non fa parte della nostra tradizione ed è parte di una colonizzazione culturale”. Perché è una boiata dovrebbe essere chiaro: Halloween nasce (con altri nomi) nell’Europa celtica secoli prima che arrivasse il cristianesimo, mentre il nome “Halloween” nasce da un’errata pronuncia di “All Hallows’ Eve” (la vigilia di Ognissanti); quindi, è evidente, la festa fa parte della tradizione culturale europea e casomai l’appropriazione culturale è avvenuta all’inverso di come si ritiene. Oltretutto, dal momento che nel mondo cristiano è “la vigilia di Ognissanti” non ci può essere alcun significato demoniaco, anzi, esattamente l’opposto: come nel Carnevale, il mascherarsi da esseri malvagi vuole essere di buon auspicio e di allontanamento del male (in fin dei conti per i Celti era il capodanno, non credo proprio che quei popoli volessero votare il nuovo anno a divinità malevole; il cristianesimo ha poi trasformato i nomi, ma non i significati).
Detto questo, continuo a non sentire “mia” questa ricorrenza, ma se qualcuno la vuole festeggiare o se i bambini vengono a fare dolcetto o scherzetto non li guarderò certo di traverso.
Mi raccomando, ascoltate l’episodio di Epsilon di lunedì, in cui parlo delle elezioni suppletive di Monza!