Qualche giorno fa ho visto insieme ai miei figli un film d’animazione intitolato “Il drago dei desideri”. Non voglio fare un episodio di consigli o di sconsigli (la trama è godibile ma non esattamente il top dell’originalità), quindi non vi sto a raccontare lo svolgimento, cosa penso della parte tecnica o il significato che si potrebbe cogliere. Naturalmente, come si capisce dal titolo, il film parla di desideri e alla fine è venuto spontaneo ai miei figli chiedersi che desideri avrebbero espresso se avessero trovato un genio/drago che li potesse esaudire. Ne sono usciti alcuni molto classici (superpoteri) e altri più originali (un block notes che fa avverare tutti i desideri che vi si scrivono), ma tutti in modo molto istintivo.
Il pensiero che mi è venuto, quindi, è “dobbiamo fare attenzione a cosa desideriamo, perché potrebbe realizzarsi”. Sì, lo so, anche questo non è particolarmente originale, ma voglio chiarire in che senso dico questa cosa.
Tante volte, quando diciamo o sentiamo dire questa frase, il significato che c’è dietro è in qualche modo magico (ricordiamo che in molte tradizioni la magia richiede un pegno): se desideriamo una cosa particolarmente bella in modo egoistico, questa porterà a un risvolto negativo che non avremmo mai immaginato; se auguriamo il male, del male ci tornerà indietro.
Senza arrivare a questo tipo di pensiero, però, fare attenzione ai propri desideri non è certo nulla di sbagliato. Innanzitutto aiuta a conoscersi meglio: magari un certo desiderio è sempre stato nascosto dentro di me ma non si è mai manifestato, e scoprendolo scopro una cosa nuova di me. Inoltre aiuta a migliorarsi: se scopro di avere desideri negativi, imparerò a limarli; se il linguaggio dei miei desideri è “banale” lo renderò più puntuale. Infine, aiuta a valutare meglio le conseguenze: non sto certo dicendo di essere eterni indecisi, ma un minimo di attenzione agli effetti che un certo evento potrebbe avere non guasta.
È ovvio che i desideri non hanno vita propria e non possono decidere di causare effetti non voluti da chi li ha espressi, ma di certo non possiamo pensare che un’azione o un evento si manifesti in un ambiente circoscritto e separato dal resto del mondo. Il fatto che da un desiderio positivo possano discendere conseguenze negative non ha in sé nulla di magico, e, se non possiamo evitare dl tutto che questo accada, almeno potremo limitare la portata di queste conseguenze o comunque arrivare preparati.
Prima di chiudere questo episodio, un consiglio ve lo do, assolutamente in linea con la tematica di cui abbiamo appena parlato: leggete “Eric” di Terry Pratchett. Naturalmente vi consiglio di leggere qualsiasi cosa di Pratchett, ma Eric calza a pennello con il ragionamento che ho portato avanti. Magari non siete amanti del fantasy, ma vi posso assicurare che la lettura di Pratchett è molto piacevole e che i suoi libri sono molto più attuali di quanto si possa dire di qualsiasi altra opera fantasy che io conosca (e fantasy e fantascienza - se scritti bene - sanno essere davvero molto attuali).
Nell’episodio di Epsilon uscito lunedì vi dico qualcosa sugli scout, se volete approfondire sono a disposizione! In più, nell’episodio di giovedì, trovate la bellissima chiacchierata che ho avuto il piacere di fare con la speaker radiofonica, podcaster e formatrice Giada Pari, non perdetevela!